Domenica 5 giugno ore 18.00 Gaia DePascale presenta COME LE VENE VIVONO NEL SANGUE vita di Antonia Pozzi edizioni Ponte alle grazie introduce Francesca Bonanomi. La Vicenda umana e poetica di Antonia Pozzi raccontata come un romanzo.

 

 

Come le vene vivono del sangue si propone di raccontare la vicenda, poetica e umana, di Antonia Pozzi narrandola come un romanzo.

 

Figura complessa, profonda e a tratti enigmatica, Antonia Pozzi ha attraversato gli anni Trenta con intelligenza e passione, sofferenza e determinazione. Molto è già stato detto su di lei, accurati studi critici e biografici ne hanno già messo in evidenza poetica e vita. Eppure c’è sempre, quando si parla di Antonia Pozzi, l’impressione di qualcosa di incompiuto. Come se la “troppa vita” che le scorreva nel sangue non si sia mai lasciata decifrare fino in fondo. Come se ci fosse sempre troppo da dire, e nello stesso tempo un urgenza di silenzio avesse costantemente attraversato lei e le persone che le stavano accanto. 
Dice Gaia De Pascale: Antonia Pozzi ha lasciato molte tracce del suo passaggio: poesie, lettere, diari, fotografie. Il fatto che alcuni di questi materiali siano andati perduti, talvolta per precisa volontà della famiglia, è lo specchio concreto e tangibile di un dato di fatto: non si può conoscere la verità della vita, tanto meno quella degli altri. Si può solo procedere a tentoni, amalgamare il vero e il verosimile, entrare negli spazi vuoti lasciati dalle parole sperando, in uno scatto di empatia, di riuscire a cogliere un barlume della realtà. Per questo ritengo necessario raccontare la vita di Antonia come se fosse un romanzo. Perché a volte la finzione è l’unica via per andare oltre le apparenze, i fraintendimenti, e ricomporre il puzzle di personalità poliedriche in cui fatti, intenzioni e volontà sono stati scossi da continui scarti.
Tessendo la trama delle parole di Antonia Pozzi, ricostruendo la cronologia degli eventi salienti della sua vita, riempiendo i vuoti con cose che non sono state, ma avrebbero potuto essere, mi propongo di restituire il ritratto di una donna e del suo tempo – per come io l’ho vissuto, quasi un secolo dopo. E per come io l’ho sentito, romanzesco e sfuggente, più vero del vero.